lunedì 21 novembre 2016

Il libro del mese - 7-7-2007 di Antonio Manzini

Antonio Manzini, 7-7-2007, Sellerio editore Palermo


"Come li ho fatti i soldi? Ho arrotondato. Ho arrotondato sui carichi di marijuana sequestrati, ho rubato le bustarelle di qualche assessore quando li ho beccati con le mani in pasta, ho rivenduto due quadri, sì! L'ho fatto!" Ma non aveva mai fregato la povera gente, non aveva mai chiuso gli occhi davanti al potente che glielo ordinava. 

Confesso: ho comprato questo libro in un supermercato. Da brava lettrice forte, non sono proprio una fan della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), però al supermercato ci vado e quando c'è da fare la spesa grossa vado in quelli grossi, come la maggioranza della gente. 
Questo libro se ne stava lì sullo scaffale in mezzo alle pubblicazioni mainstream. Di solito non lo faccio. Li guardo, ma raramente li compro. Ne ho comprato uno in Autogrill questa estate e mi ero ripromessa di smettere. Ma questo non potevo lasciarlo lì e rimandare, forse mi sarei scordata di comprarlo in seguito e avrei perso qualcosa di importante. A mia parziale discolpa, dico che c'era un forte sconto...

La colpa è proprio uno dei temi del libro. Che colpe abbiamo quando siamo messi alle strette? Che attenuanti?

Prima però devo dire una cosa. Ho comprato questo libro per il titolo e la copertina. Non conoscevo l'autore e la sua saga noir con protagonista questo antipatico, scorbutico (la sua risposta tipo agli stress della vita è: "sticazzi" tanto per inquadrarlo), vicequestore, romano, di Polizia. Né sapevo che ci fosse una serie televisiva sulle sue avventure. 

Hem, non ho la televisione da tre anni e non me ne vanto!

E la cosa che devo dire è questa: il titolo riporta una data che ha a che fare in modo molto preciso con la mia vita. Non solo sono nata in un giorno con tutti i numeri uguali - 8/8/1980 - ma in quel ormai lontano 7-7-2007 è successo qualcosa che ha cambiato la mia vita in modo irreversibile.

Avevo ventisei anni e vivevo in casa con i miei genitori. Benché avessi già affrontato una buona dose di difficoltà, avevo la fortuna di avere una famiglia di lavoratori e mi stavo impegnando a ricavarmi una nicchia di sicurezza e serenità, pensavo di essere in salvo e mi sbagliavo. Stavo lavorando a una traduzione dall'inglese e di lì a poco dovevo cominciare uno stage (l'ennesimo, ma questo prometteva bene) in un'agenzia di pubblicità. Mi avrebbero pagata anche: ben, se non ricordo male, 250 0 300 euro al mese, ma era per sei mesi e forse chissà, dopo...

Un mese prima di quel giorno di luglio però mia madre ebbe un grave incidente di salute, un ictus e un infarto insieme, e siccome era nel pieno dei suoi anni si può dire che la sua vita fu spezzata a metà da quell'evento. Restò un mese in ospedale di cui due settimane in coma farmacologico. Lasciai a metà la traduzione, ma cominciai lo stesso lo stage e la andavo a trovare in pausa pranzo con mio padre. 

Paradossalmente, il mese di ospedale fu il più semplice. Il difficile cominciò quando, proprio il 7-7-2007 - in una giornata calda e afosa - mia madre tornò a casa. Non parlava più, era diventata afasica e aveva qualche difficoltà di movimento. Io provai quella sensazione che, per assurdo, provano le neo-mamme con il neonato il primo giorno che è a casa: e adesso che faccio?

Divenni, per un anno intero, la mamma di mia mamma. La portai a logopedia, fisioterapia e tutte le cose che finiscono in -ia, la mia agenda era piena come quella di un Presidente degli Stati Uniti. E intanto lavoravo. Passò un anno e mia madre tornò abbastanza in forma, mi occupai delle pratiche per il suo rientro al lavoro, e intanto chiesi al mio capo il part-time (lo stage si era nel mentre trasformato in contratto a progetto). Ero stanca e avevo bisogno di riposare, ma mi fu negato e mi ritrovai a casa e senza un lavoro. 

Ho passato molto tempo a chiedermi perché molti dei miei coetanei avessero la possibilità di vivere la giovinezza, divertirsi, fare figli, uscire, mentre io perdevo opprotunità su opportunità e avevo quella grossa sfida da superare. Dicono che la vita (o Dio per chi ci crede) ti da quello che puoi sopportare, e in effetti tirando fuori un grosso carico di amore e di forza, ce l'ho fatta, mia madre è ancora viva e sta meglio e io sono qui, a raccontarlo. Soprattutto, mi fu chiaro che esistevano sofferenze anche ben più grandi della mia e imparai il senso della gratitudine.

Nel febbraio del 2008, infine, nel pieno della crisi economica, ho aperto questo blog. Nello stesso periodo uscì il mio primo racconto pubblicato su una rivista importante, Nuovi Argomenti, che parlava proprio di ciò che era appena accaduto, ma questa è un'altra storia. 

Tornando a quel 7 luglio fu così intenso per me, per mille ragioni. Pochi giorni dopo ad esempio perdemmo anche il gatto che era stato con noi per 24 anni, fu strano, non piansi mai una piccola lacrima per lui, me la cavavo in un qualche modo. Detta così non si capisce però più di tanto, perché sono sempre i dettagli a fare la differenza e che hanno reso le cose davvero complicate, ma siccome è una storia intima e vera i dettagli li tengo per me. Però ecco quel che voglio comunicare è che quando un titolo ha così a che fare con te, lo compri subito, non aspetti, e lo accatasti amorevolmente tra un surgelato e la carta igienica.

Devo dire che ho fatto bene. Pur avendone scritto uno e pubblicato nel 2013, per chi se lo fosse perso, eccolo qui! non sono una lettrice accanita di noir. 

Lo schema in genere è troppo semplice, ci sono i buoni e i cattivi e si risolve sempre tutto nel lieto fine. In questa storia invece non funziona affatto così. Schiavone è odioso, un mezzo delinquente e non è buono nel senso stretto del termine ma compie il bene per gli altri e questo in un racconto, come nella realtà, è interessante. 

Quante scarpe da ginnastica hai avuto durante le medie? Non lo sai? Non te lo puoi ricordare? Io solo un paio. Prese più grandi di due numeri in prima media e durate fino alla terza!

Questa è la voce di Schiavone. Se l'è vista brutta fin da piccolo, ne ha combinate di tutti i colori  eppure fa il poliziotto. 

Scrivo questo post per chi, come me, si è sentito a lungo in svantaggio e può trovare una buona valvola di sfogo in un romanzo come questo. Se, come Schiavone, vi siete dovuti arrabattare vostro malgrado e al contempo vi siete ritrovati spesso, ad esempio, ad avere a che fare con persone che stavano meglio di voi, sapete di cosa parlo. A differenza sua, non avete senz'altro commesso reati, ma avrete visto un po' come vanno le cose, diciamo che qualche "legge del mondo" avete cominciato a conoscerla.

Una legge che mi pare di aver capito io è infine che dagli svantaggi può sempre nascere qualcosa di buono. Ma è dura. 

L'altra legge che ho capito è che un buon romanzo è sempre una buona idea, che merita cacciare qualche euro in più per comprarsene uno anche al supermercato. In questo ad esempio si segue "lo sbirro" fino ad entrare nella sua testa in una vicenda oscura e tremenda. L'omicidio di un ragazzino della Roma bene ritrovato in una cava di marmo proprio in quel luglio 2007. Il corpo viene scoperto in un laghetto artificiale (pensate che coincidenza, così accade anche nel mio romanzo dove il corpo della vittima si riesuma da un lago artificiale - fine della pubblicità!). 

E da quel momento la vita di Schiavone che ha perso la moglie, nel senso che lei lo molla quando scopre che nel suo passato ci sono alcune macchie, cambia radicalmente e non sarà più la stessa. 

Che dire di altro: mi ci sono affezionata e lo consiglio, è una lettura anche divertente e questo tutto sommato fa bene allo spirito.



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