martedì 14 giugno 2016

Tazzina di sakè.

Giulio Verne, Le tribolazioni di un cinese in Cina, Biblioteca Universale Rizzoli

Riapro, dopo il trasloco, le prime scatole di libri e mi spunta tra le mani questa copia (trovata in un mercatino e costata al propietario precedente "Lire Settecento") di un romanzo poco conosciuto forse, ma tra i più divertenti e inusuali che possiate leggere. Pubblicato nel 1879, questo piccolo libro racconta una storia ben poco in stile Verne. Nessun pianeta misterioso, nessuna avventura extraterrestre o mondo sommerso, ma tanta vita vera. 

In breve, questa storia - che inserisco nella rubrica sulla letteratura orientale perché i protagonisti sono tutti cinesi che viaggiano su e giù per l'Impero Celeste - racconta delle rocambolesche vicissitudini di un riccone che, credendosi "fallito" per via di un crollo in Borsa, ingiunge al suo fedele servo di ucciderlo; ma di farlo in modo "inaspettato" e senza preavviso. Peccato che la notizia del crollo risulta essere falsa: tanco che al nostro eroe torna la voglia di vivere. Torna ma nel momento sbagliato poiché il servo sembrerebbe scomparso, aumentando così esponenzialmente i timori di un omicidio improvviso e non più desiderato.

Il finale è a sorpresa e molto filosofico, così come lo è l'intera narrazione, nel senso che è pregna di insegnamenti e messaggi edificanti.

Insomma, una lettura spensierata, perché giocosa, ma profonda perché esce dalla penna di uno dei più grandi maestri dell'invenzione letteraria che la Storia ci abbia dato.

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