martedì 29 marzo 2016

My cup of caffè.

laLettura di domenica 20 marzo 2016 - Racconto di Jonathan Franzen tradotto da Maria Sepa  



ARGUMENTUM ORNITHOLOGICUM

Chiudo gli occhi e vedo uno stormo di uccelli. La visione dura un secondo o forse meno; non so quanti uccelli ho visti. Era definito o indefinito il loro numero? Il problema implica quello dell'esistenza di Dio. Se Dio esiste, il numero è definito, perché Dio sa quanti furono gli uccelli. Se Dio non esiste, il numero è indefinito perché nessuno potè contarli. In tal caso, ho visto meno di dieci uccelli (per esempio) e più di uno, ma non ne ho visti né otto né sette né sei né cinque, eccetera. Codesto numero intero è inconcepibile; ergo, Dio esiste. 

(Jorge Luis Borges, L'artefice)


In attesa di leggere Purity di Jonathan Franzen, per questa rubrica dedicata alle mie letture anglofone ho fatto un po' di riscaldamento la settimana scorsa con un bellissimo racconto - dello stesso Franzen - pubblicato sull'inserto culturale del Corriere della Sera. Chi di voi conosce e apprezza Franzen sa della sua intensa attività di birdwatcher. Se non lo avete ancora letto, ad esempio, potete provare con Libertà, dove questo (che è molto più di un) hobby si compenetra bene con la sua narrativa. 
Ho sempre intuito che questa cosa del contemplare gli uccelli avesse a che fare con una forma di spiritualità, e in effetti lo scritto di Borges che vi ho copiato sopra può confermarlo. 

Il racconto è curioso. Rende conto di una gita nel Parco nazionale del Serengeti e nell'Area di conservazione di Ngorongoro che l'autore intraprende con il fratello e alcuni amici. Dopo alcune riflessioni sull'autenticità dell'esperienza del safari come "rappresentazione della realtà" (lo dice Franzen citando Baudrillard), arriva all'osservazione degli animali. Prima i mammiferi:

Ho cominciato a vedere veramente: la curiosa larghezza della testa delle zebre, la robustezza dei loro fianchi mentre si arrampicavano sui pendii. 

[...]

Chi può resistere alla vista di cuccioli di ghepardo preoccupati?

(Hei anche Franzen, notoriamente avverso alla rete, cede qui al fascino dei gattini! Ma solo per poco).
Io no, per almeno cinque minuti. Ma poi, mentre lo spettacolo del ghepardo continuava, e la madre recuperava i cuccioli e li conduceva verso l'erba alta, ho cominciato a scrutare gli alberi in cerca di uccelli.

Poi finalmente da qui in avanti, nel racconto, arriva la parte più significativa, il punctum, si direbbe in fotografia. Franzen diventa come diventano tutte le persone quando parlano di ciò che più amano:  convincente, commosso. 
Spiega la sua fascinazione per gli uccelli: sono "altri" rispetto a noi. A differenza degli umani, gli uccelli non discendono da mammiferi ma dai dinosauri, sono portatori di una diversa forma di percepire la vita, di stare al mondo e sopra di esso. Infine, restringe l'obiettivo del suo sguardo allenato a questo tipo di osservazione, e trova la cosa più preziosa: una coppia di cisticole, "la cosa più bella e commovente che ho visto nel mio safari". Come sia riuscito a concentrarsi - e a portare noi lettori - così vicino al piccolo amore canterino di queste due creature, è un miracolo. Il miracolo della scrittura. 
 
Spero che riuscirete a recuperare questo racconto e a leggervelo. Io l'ho fatto con una tazzina particolare: arriva anche lei dall'Africa! 

Mi piace ultimamente la scrittura sugli animali, e mi cimento tutte le settimane su questo blog. Se volete, passatemi a trovare anche lì. Buona lettura!


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