mercoledì 16 settembre 2015

Di presentazioni, amori e sbagli ben fatti.

Pedro Chagas Freitas, Prometto di sbagliare, Garzanti

Questa estate (è ancora estate per qualche giorno ma insomma ci siamo capiti!) ho partecipato a un blog tour e ho regalato, a chi passava da queste parti, un pezzetto di questo romanzo, qui.

Finalmente poi ho letto integralmente il libro, e ho partecipato, la settimana scorsa, il 10 settembre, a una bella prresentazione alla libreria Lirus di Milano insieme ad altri blogger, giornalisti e lettori vari: ne ho messo un micro video su Instagram, dove sono approdata da poco, a proposito se volete passatemi a trovare qui!

 Dunque dunque. Com'è andata? Bene! Queste sono le cose che mi piace fare e che mi fanno sentire viva, ognuno ha le sue e alla fine ho capito che queste esperienze, quando possibile, mi piace di tanto in tanto concedermele, dico partecipare a eventi letterari. Presentazioni ricche di contenuti e dialogo ma anche all'insegna della levità, e al contempo molto professionali. Grazie dunque Garzanti per l'invito. 

Questo libro è un libro di frammenti: molte storie fotografate da parole incisive ed evocative, composte, mi è parso di capire fin da subito, come una costruzione Lego.  

Ed è questo, parto dalla fine, l'aspetto che mi ha colpita di più. C'è infatti una metafora dell'amore - tema centrale del libro - che è la mia preferita in assoluto. Ed è stata anche oggetto di una delle mie domande all'autore (portoghese, insegnante di scrittura creativa). A pagina 34 compare una bambina che consegna a un bambino un mattoncino di Lego: "tieni, è per te" e, scrive l'autore: "ha fatto la più pura dichiarazione che un essere umano riesca a concepire".

Ci sono infinite accezioni dell'amore in Prometto di sbagliare, tutte molto profonde, tavolta addirittura enfatiche, ma la più bella resta per me quella lì: l'amore come costruire. Diciamo anche la più realistica, e perseguibile. 

La presentazione è stata ricchissima di altri spunti. Naturalmemente, non potevano mancare le domande sui riferimenti letterari, e tra Camus e Saramago, è spuntato Faulkner. Ed è allora che mi si è accesa in testa una ulteriore lampadina. 

Premessa: questo romanzo è un best-seller internazionale. Duecentomila copie vendute e decine di ristampe. E si nota che c'è molto sudore dietro. Tanto che una delle mie domande è stata di spiegarci un po' la definizione che nel libro c'è dell'artista, ovvero un "professionista del sudare". E Chagas si è dilungato un po' dul discorso del sacrificio, della devozione e del duro lavoro di scrittura, che è un autentico sforzo, fatto di routine che "dovrebbe diventare poema". Insomma dicevo: ho una convinzione, ovvero che dietro certi successi così clamorosi ci sia spesso (ahimé non sempre) del buono, del valore inestimabile e universale. Quando Chagas ha citato Faulkner, ad esempio, ho compreso di colpo e meglio la struttura corale - a più voci - e sperimentale del libro e l'ampiezza di vedute dell'autore. 

Questo è quindi un libro costellato di frasi memorabili (vedonsi i miei post-it nella foto...), da sottolineare etc, ma a un secondo sguardo è anche un omaggio a una tradizione letteraria importante e a un tecnica narrativa articolata. 

In una parola: un lavoro ben fatto. Inoltre, uno dei temi forti del progetto narrativo ruota intorno all'errore, allo sbaglio per amore. Tanto è vero che, come avevo accennato sui "social", a questa presentazione era associato un esperimento proprio di #socialwriting. Ovvero i partecipanti potevano consegnare all'autore un foglietto con su scritto il proprio "più grande sbaglio in amore" e lui ne avrebbe tratto una storia. (Per aggiornamenti, potete seguire la pagina Facebook del libro qui).

Avevo diligentemente portato anche io il mio foglietto, ma all'ultimo non sono riuscita a consegnarlo :) Ho notato però una quantità notevole di partecipanti e foglietti. Ho trovato rincuorante osservare quanti sbagli tutti fanno e quanto resta incredibilmente bella, certe volte, la vita.


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