martedì 25 marzo 2014

Dell'avere un sogno.

Qual è il tuo sogno? Una domanda difficile. Pensavo al mio, che forse a doverne dire proprio uno è quello di raccontare, attraverso le parole scritte, qualche cosa, qualche storia. Ah, e nel mentre guadagnarmi da vivere dignitosamente. Leggevo ad esempio questo post qui poco fa, di Marco Belpoliti, e mi ci ritrovo. Anche avere un blog è fare storytelling. Una maniera rischiosa (narcisismo) forse, ma anche libera e affascinante, diretta e, all'incirca, sincera. W i blog. Dunque. Tanto più se, come nel mio caso, ti consentono di vivere  poi eseperienze come quella che sto per raccontare. E soprattutto di andare qualche volta alla Scuola Holden e incontrarci persone interessanti. Talvolta anche molto interessanti, come nel caso di venerdì sorso.

A dire il vero, c'è chi di sogni ne aveva forse di più ambiziosi del mio, posto che tutti i sogni di tutte le persone meritino rispetto. Qualcuno come ad esempio uhm... fammi pensare... ah sì: Martin Luther King. Per dire. Che ha ispirato questo progetto qui, #wehaveadream, di Telecom Italia, in collaborazione con la Holden, e insomma per farla breve venerdì sono andata ad ascoltare la giornata di premiazione, perché, alla fine di tutto, si trattava di un concorso letterario. Un po' particolare, neh. Ma tant'è. W i concorsi letterari!

C'è da dire un fatto. Che era presente ELASTI. Nonsolomamma. Mi ha detto delle cose belle. Su qualcuna ci sto riflettendo molto. Altre ne ha dette in pubblico, durante il suo breve (ma intenso come si suol dire) intervento. Che ci faceva lì? Oltre a regalare a me personalmente momenti indimenticabili? :) Elesti in verità, che Dio la benedica, era tra gli autori che avevano partecipato all'iniziativa con un tweet.

Ma partiamo dall'inizio: ecco i valenti vincitori del suddetto concorso letterario. Loro praticamente hanno sviluppato un racconto a partire dal tweet di avvio, come un vero "la" musicale, lanciato dagli autori coinvolti (oltre a ELASTI c'era tipo Gad Lerner. C'era anche postmodernamente il giovane Guglielmo Scilla, per dire una). I tweet degli autori erano a loro volta basati su parole-chiave corrispondenti, per così dire, a un "valore". Mi spiego: la parola di Elasti era #Rettitudine. Le ho chiesto se avesse notato la buffa coincidenza. Il suo tweet era questo: #Rettitudine è come un angolo in cui stai seduto comodo e non ti viene mai, proprio mai, il mal di schiena. La cosa buffa secondo me era che a una persona che è "elastica" per (auto) definizione - e direi che se sei una mamma come lei di tre figli maschi O.o, e lavoratrice, e blogger non puoi che essere moooooooooooooolto elasticizzata - sia stata affidata una parola così apparentemente "rigida". Quando gliel'ho fatto notare ha riso divertita. Ma durante il suo intervento ho capito che l'eleasticità ha un senso solo all'interno di regole ben precise. Ha detto infatti cose verissime e profonde sulla scrittura. Sul fatto di aver capito a sue spese, a furia di inciampi, quanto scrivere (libri, blog etc.) sia un gesto di grande responsabilità. Mai sottovalutarlo. Scrivere è un atto di responsabilità verso se stessi e il mondo, e verso le persone più giovani, che di questo mondo sanno di meno. Ma, e questo lo vorrei aggiungere io, anche verso le più grandi, che possono ancora imparare qualcosa. Insomma, verso tutti! L'altra cosa che le ho chiesto, e qui, se non lo aveva già fatto, mi ha conquistata in via definitiva: quale altra parola avrebbe scelto, se avesse potuto, per dare quel "la" ai partecipanti al concorso? La parola è #Leggerezza. Che Calvino sia con noi. L'ho sempre pensato (e scritto pure da qualche parte qui sul blog arghhh che Calvino sarebbe stato un blogger eccezionale...!).

Quindi ci hanno proiettato un video del progetto.

Baricco-guardiano-del-faro che scruta attonito il mondo del web.

Ma come se non bastasse, a seguire c'è stata una bellissima, ma lo dico davvero, bellissima lezione di Marina Petrillo aka @alaskaRP. Tema della lezione: twitter. Per me è stato non dico utile, ma visto che siamo in tema di superlativi, utilissimo! Sia da un punto di vista tecnico, che emotivo. Per un resoconto fedele vi rimando all'hashtag #wehaveadream. Ma, per una considerazione mia personale, posso dire che tra le moltissime riflessioni, un concetto mi ha colpita su tutti, che poi è un riassunto: "i più grandi tweep del mondo sono quelli per cui è una questione di vita o di morte". Niente di più niente di meno. Cioè: sono scrittori veri. Semplicemente usano uno strumento nuovo. Alcune cose mi hanno anche commossa. L'elenco adesempio di tutte le cose che un tweet è: non solo un annuncio, ma anche un verso, ad esempio. A me piace fare gli haiku, e ho pensato al senso di tutto questo. Al fatto che, come spiegava Alaska, lavorare sui SN è un fatto pubblico. Con tutto ciò che questo comporta. La responsabilità, di cui diceva Elasti, la generosità anche, la riservatezza, la pertinenza, il rispetto.  E alcuni pensieri profondi sulla reputazione, e sulla privacy. Se penso al significato che twitter ha e ha avuto per la mia vita, considero l'opportunità di ascoltare una lezione @alaskaRP un bel sogno. Ah già, il sogno. #wehaveadream. Raccontare storie, o ascoltarle. Forse ascoltarle è ancora più difficile, ma divertente, ma vitale.

1 commento:

leparoleverranno ha detto...

Bellissimo post. E invidia profondissima per l'opportunità che hai di prendere parte a questi bellissimi incontri! :-)
Francesca